h. 18:00 – Aula del Dipartimento di Studi sul Mondo Antico
Chair: Andrea Angius (Università di Roma Tre)
Palmira ed Edessa: storia di due città orientali nel III sec. d.C.
Luca Bortolussi (Università di Bologna)
L’emergere della nuova minaccia persiana, costituita dalla dinastia sasanide, comportò pesanti trasformazioni politiche, sociali ed economiche nell’intera area vicino orientale. L’onda di cambiamento investì necessariamente anche la gestione e la sicurezza dei territori romani a ridosso dell’Eufrate: da nuove letture di documenti papiracei, di recente rinvenimento, emergono innovative ipotesi circa la natura dei rapporti fra Roma e l’impero dei Sasanidi, mediati da entità statali formalmente autonome. A partire dagli anni ’40 del III secolo d.C., Edessa e Palmira conobbero la loro ultima fortuna politica: dal confronto fra queste due realtà sorgono nuovi elementi utili nella comprensione di un periodo di difficile lettura, per il quale risulta spesso indispensabile appellarsi a fonti storiche orientali, sia documentarie che letterarie.
Dinamiche della persuasione nelle Pontiche di Ovidio
Beatrice Larosa (Università della Calabria)
Il contributo proposto mira ad analizzare le dinamiche di persuasione messe in atto da Ovidio nei confronti dei suoi destinatari, con un particolare riguardo all’impiego usuale di stilemi e motivi, attraverso la disamina di tre componimenti: Pont. I, 2; II, 2 e III 1. Il poeta chiede al suo interlocutore di intercedere presso la famiglia imperiale in suo favore o più semplicemente di continuarlo a sostenere con il suo appoggio o di ricordarlo: le Epistulae ex Ponto presentano alcune caratteristiche riconducibili all’oratoria epidittica e deliberativa ed evidenziano un uso della parola poetica con finalità persuasive. La partecipazione emotiva dei destinatari (movere) alla causa del poeta relegatus è perseguita tramite l’uso di espedienti retorici tipici della peroratio: l’impiego dei loci communes (il tutum, il periculum, l’utile, l’honestum…); il ricorso agli exempla mitologici o alle sententiae; l’utilizzo di una serie di artifici stilistici e tematici (l’accumulatio degli argumenta, la commiseratio, l’amplificatio, la captatio benevolentiae…). Ovidio modula la sua richiesta di un cambiamento della sede della relegatio attingendo ad argumenta topici della morale quiritaria (l’officium amicitiae, la fides coniugale, la pietas, il decorum…) e dando indicazioni sull’elocutio e l’aptum da osservare al cospetto della corte imperiale, secondo il miglior cerimoniale cortigiano: l’arte retorica, che talvolta conferisce alla poesia ovidiana dell’esilio i tratti del panegirico, si rivela per la prima volta nella letteratura latina, al tramonto del principato augusteo e alla luce dell’ormai incrinato rapporto tra intellettuale e potere, l’unico strumento del quale l’autore può servirsi per far ancora legittimamente sentire la sua voce.